Adolescenti, la “vita che pesa”. Gli psicologi: “Aggrappatevi alle cose che contano”
Secondo un’indagine il 17% dei giovani pensa che sarebbe meglio morire. Gli psicologi di Puglia intervengono: “Ascoltare l’urgenza che ci sta investendo”
I numeri sono impressionanti: 2 ragazzi su 10, 490mila ragazzi tra i 14 e i 19 anni, pensa quasi ogni giorno che sarebbe meglio morire o farsi del male a causa del dolore che la vita provoca. La statistica è emersa da un’indagine promossa dalla Fondazione Soleterre e dall’Unità di ricerca sul trauma dell’Università Cattolica di Milano.
“Siamo dinanzi ad un’urgenza, dobbiamo porci all’ascolto di questa ondata emotiva che sta investendo una generazione e fornire ai nostri ragazzi gli strumenti per non affondare”, commenta il presidente dell’Ordine degli psicologi di Puglia Vincenzo Gesualdo. L’emergenza pandemica ha comportato inevitabilmente un peggioramento della qualità della vita, soprattutto delle fasce più giovani. Secondo lo studio effettuato da Fondazione Soleterre e dall’Unità di Ricerca sul Trauma dell’Università Cattolica di Milano in modalità CAWI (Computer Assisted Web Interviews), il 34% dei ragazzi che hanno partecipato alle interviste affermano di non essere in grado di controllare il proprio comportamento quando è turbato, il 36% afferma di sentirsi triste, il 18% di sentirsi male con sé stesso/a e di sentirsi un fallimento ed il 17% pensa che sarebbe meglio morire o volersi far del male. “Parliamo di numeri che devono farci riflettere. Ai nostri ragazzi dobbiamo chiedere uno sforzo, di aggrapparsi alle cose che contano davvero per loro. Imparare a preservare i momenti preziosi, le passioni, a curare quotidianamente relazioni e tempo speso per sé stessi, è il modo per vincere la negatività. Parlare delle proprie sensazioni con amici, familiari o professionisti, è un modo per alleggerire prima il peso”, prosegue il presidente.
“Le istituzioni devono invece iniziare a programmare linee guida che prestino grande attenzione agli effetti negativi sviluppati post pandemia Covid-19. È una necessità per oggettiva per preservare la salute ed il benessere psicologico” conclude Gesualdo.