Divieto dei cellulari a scuola, gli psicologi pugliesi: “Così non si affronta il problema” – BariToday

Settembre 17, 2025

Divieto dei cellulari a scuola, gli psicologi pugliesi: “Così non si affronta il problema” – BariToday

Il presidente dell’Ordine, Giuseppe Vinci: “Servono educazione digitale, docenti autorevoli e percorsi con famiglie e tecnici. I divieti calati dall’alto evaporano al primo intervallo”

Il nuovo anno scolastico si è aperto con il divieto ministeriale dell’uso dei cellulari in classe. Ma per Giuseppe Vinci, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Puglia, la misura rischia di produrre soprattutto un effetto vetrina: ordine apparente, sostanza immutata. “Quello del cellulare a scuola è un nodo reale, ma affrontato così, solo con un divieto, si resta alla superficie. È un po’ come spolverare senza rimuovere la polvere: l’apparenza migliora, la sostanza resta intatta”, osserva. Per Vinci, il tema è evidente a chiunque abbia vissuto una lezione: tra messaggi, chat e video, mantenere la concentrazione diventa quasi impossibile. “E c’era davvero bisogno di una circolare per dire che non ci si può concentrare se si chatta durante una spiegazione? La domanda non è solo retorica: quante scuole stanno applicando la misura? E, soprattutto, per quanto tempo durerà?”. Il punto, per gli psicologi, non è proibire ma educare. Vinci propone di inserire in modo strutturale, dentro il curricolo, percorsi di educazione digitale con il coinvolgimento di psicologi, famiglie e competenze tecniche: comprendere come funzionano piattaforme e algoritmi, come si costruiscono i feed, quali rischi per privacy e dati comportano le nostre abitudini online. “Spesso non siamo noi a usare gli smartphone: sono gli smartphone a usare noi, spremendo dati e attenzione”, avverte. C’è anche la dimensione della salute mentale: esposizione prolungata, contenuti tossici, dinamiche di confronto sociale possono impattare su adolescenti e preadolescenti. Per questo, accanto alla prevenzione, gli psicologi invocano regole chiare sui social e percorsi di alfabetizzazione emotiva nelle scuole.

Il rischio del divieto generalizzato è la facile aggirabilità e l’effetto “tappo” che non risolve le cause. “Se si vieta lo smartphone, cosa succede con tablet, smartwatch e altri device?”, chiede Vinci. La proposta è costruire una scuola diversa: insegnanti autorevoli e coinvolgenti, capaci di tenere la classe sul piano educativo prima ancora che disciplinare, e regole condivise con studenti e famiglie. Il presidente dell’Ordine richiama anche la lezione dei Promessi sposi: le “gride” di Manzoni, divieti solenni destinati a rimanere lettera morta. “Questi divieti ricordano quelle leggi proclamate ma mai rispettate. Servono solo a ‘fare ammuina’, a mostrare forza e impegno dove invece mancano. Ma gli adolescenti hanno uno sguardo severo su noi adulti: se ci vedono incoerenti o disimpegnati, non ci seguono più. E ogni divieto evapora al primo intervallo”, conclude.

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